Perché l'Australia brucia. Il ricercatore Davide Ascoli: “È un sintomo del cambiamento climatico”

submitted by FrancescoMauro17 on 02/05/20 1

"Quello a cui stiamo assistendo è un fenomeno abbastanza raro in Australia nel senso che si ha una grande sincronizzazione di incendi lungo una fascia geografica molto ampia che va dal Queensland e quindi al Nord-est fino al Sud-est quindi New South Wales, Victoria e Southern Australia.In Australia gli incendi sono di casa. Generalmente ogni anno si verificano incendi su milioni di ettari. Però la particolarità di questa annata 2019/2020 è che a partire dall’agosto 2019 gli incendi hanno continuato a bruciare in modo ininterrotto e si è creata un’emergenza climatica. Hanno raggiunto delle dimensioni notevoli, intorno ai 6-7 milioni bruciati da questa costa dell’Est con produzione di grande quantità di emissioni che stanno riducendo la qualità dell’aria in tutti i centri abitati. Questo fenomeno è abbastanza nuovo perché generalmente si hanno tanti incendi ma una volta nel Nord- Est, una volta nel Sud-est, Ovest, seguono l’andamento stagionale, è un grande continente e quindi a seconda della stagione gli incendi si dislocano in aree geografiche separate. Adesso invece avvengono tutti assieme e quindi questo è un po’ il sintomo di quello che sono i cambiamenti climatici. La situazione attuale deriva da una siccità prolungata che è una coincidenza di modalità climatiche di larga scala che influiscono sul clima. Queste modalità si sono date appuntamento in questa stagione, hanno avuto una convergenza verso un aumento della siccità sul territorio australiano. E quindi si è verificata una delle peggiori siccità mai viste negli ultimi 100 anni e questo ha creato il fattore predisponente perché il territorio bruci. L’altro fattore predisponente è la vegetazione australiana, estremamente infiammabile. Basta qualsiasi tipo di innesca che da vita a un fuoco particolarmente intenso e propenso ad allargarsi, se poi ci sono anche forti venti diventa difficile gestire e controllare questi incendi. Dobbiamo pensare che questi grandi incendi, anche fino a 200, 300 mila ettari che sono più o meno quante foreste abbiamo nelle nostre piccole regioni italiane, generano un’energia incredibile. Quindi muove grandi quantità di aria e l’aria sale creando cumuli di gas e vapori che richiamano aria poi da tutte le zone circostanti e genera un proprio clima al suo interno. Può attrarre anche venti locali e quindi dirigere incendi vicini verso l’incendio principale e quindi fare convergere tanti incendi che poi tendono ad unirsi. E questo può generare le condizioni per cui alcuni territori vengano completamente circondati e alcune persone intrappolate. Cosa ci aspettiamo? Ci aspettiamo che gli incendi continuino, purtroppo. In questi giorni c’è una breve tregua nel Sud-est, precipitazioni e temperature abbassate ma la previsione è che ritorni a esserci una carenza di precipitazioni e dobbiamo pensare che se hai a monte una siccità prolungata è profonda nel suolo e quindi nella vegetazione. Non basta una pioggia per far si che la vegetazione possa essere verde e rigogliosa. Appena torneranno condizioni predisponenti gli incendi riprenderanno la loro corsa. E purtroppo la stagione incendi dovrebbe iniziare ora, generalmente è fine dicembre, gennaio ,febbraio ed è anche questa l’anomalia che stiamo vedendo in questo anno. Gli incendi continueranno ancora per alcune settimane e questo vuol dire che la superficie percorsa finale sarà molto vasta soprattutto nella regione del New South Wales che è quella che sta vivendo in questi giorni la maggiore anomalia di superficie. Questo vuol dire che il fenomeno incendi sta assumendo delle caratteristiche che ha avuto fino ad ora. Sono milioni di anni che il fuoco modella il territorio australiano e tutti gli organismi viventi dell’Australia hanno imparato a confrontarsi con il disturbo da fuoco ma si sono confrontati con un fuoco naturale, che seguiva cicli naturali con siccità, coincidenza con fulmini e predisposizione della vegetazione a bruciare. Oggi stiamo assistendo a un’alterazione a questa relazione. Se una pianta si trova a fronteggiare qualcosa di nuovo non ha la capacità di far fronte a un cambiamento così repentino. Il problema del cambiamento climatico è proprio la velocità con cui questi cambiamenti avvengono che è maggiore rispetto alla capacità di risposta degli organismi viventi e dei sistemi nel loro complesso. Per fortuna la natura ci sorprende ancora adesso e quindi molto spesso rimaniamo sorpresi sulla capacità di resistere ed essere resilienti. È molto probabile che gran parte degli habitat che ora sono percorsi dal fuoco saranno in grado di ricostituirsi. Sicuramente l’impatto sulla popolazione animale è vasto e dobbiamo pensare che questi animali non subiscono solo la pressione degli incendi ma proprio un’alterazione complessiva del loro habitat." Iscriviti al canale: ohga.it/Kkg1o Seguici su Facebook: www.facebook.com/OhgaCiaopeople/ Seguici su instagram: www.instagram.com/ohga/

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