Milano, 19 lug. (askanews) - "È un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l'umanità". Le parole di Neil Armstrong, il primo uomo a posare piede sulla Luna 45 anni fa, il 20 luglio 1969, sono entrate nella Storia. Il 16 luglio del 1969, dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, in Florida, era partita la missione dell'Apollo 11 che realizzò il primo allunaggio umano del Programma Apollo. Si concludeva una grande avventura scientifica e spaziale, nel segno, ineludibile in quegli anni, della Guerra fredda. A dare il via era stato l'allora presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, che alla Rice University promise la Luna agli americani: "Abbiamo deciso di andare sulla Luna. E abbiamo deciso di farlo entro questo decennio". Era la promessa di JFK. L'obbiettivo non era solo astronautico. Kennedy aveva allargato il campo della sfida. "Questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova le nostre energie e le nostre capacità". Un'agenda sotto cui si scorge il duro confronto con l'Unione sovietica che sembrava anticipare le star wars di Ronald Reagan che contribuirono a dare il colpo di grazia, economico e tecnologico, all'impero di Mosca. La sfida si era aperta nel 1957, quando i russi erano riusciti a mettere in orbita lo Sputnik, dando il via alla corsa allo spazio. Gli Usa erano rimasti al palo anche nel 1961, quando Yuri Gagarin diventò il primo uomo in orbita intorno alla Terra. Il prestigio dell'Urss era, letteralmente, alle stelle. Nasceva allora il Programma Apollo, studiato, progettato e finanziato solo per fare un piccolo passo. (Immagini Afp)