Subscribe for more classical music: bit.ly/YouTubeHalidonMusic Listen to our playlist “Peaceful piano” on Spotify: spoti.fi/2ncUFIm Like us on Facebook: www.facebook.com/halidonmusic/ ▶ BUY Boléro from our music store: bit.ly/2uzK6nD ♫♫♫ Special Price ♫♫♫ Maurice Ravel Boléro in C major (Piano Version) Recorded in July 2017 - Preganziol (TV) at “Dual Piano Recording Studio”. Piano: Silvia Battel and Giovanni Umberto Battel. Boléro is a one-movement orchestral piece by the French composer Maurice Ravel (1875–1937). Originally composed as a ballet commissioned by Russian actress and dancer Ida Rubinstein, the piece, which premiered in 1928, is Ravel's most famous musical composition. Painting: A Bolero Dancer Antonio Cabral Bejarano (1842) Thank you so much for watching this video by Halidon Music channel, we hope you enjoyed it! Don't forget to share it and subscribe to our channel bit.ly/YouTubeHalidonMusic il celebre Bolero di Ravel in una versione particolare, trascritta da Ravel stesso, per pianoforte a quattro mani. E' ovvio che un pianoforte, anche se con quattro mani anziché due, non potrà mai riprodurre quel caleidoscopio di colori che è il fantastico Bolero orchestrale di Ravel. Il pezzo consta di due sole frasi di 16 battute (+ 2 di raccordo) ripetute in continuazione per 9 volte ciascuna con una “deviazione” finale al Mi maggiore per poi concludere in Do maggiore con un festoso fortissimo. Una sostanza semplicissima per questo quarto d'ora di musica senza sviluppo, senza nulla di nuovo se non la continua ripetizione. Un’idea strepitosa e originalissima per l’epoca (1929). Dov’è allora la varietà e la fantasia se si ripete sempre la stessa frase? Nel colore orchestrale che, con il principio della graduale sovrapposizione, inizia pianissimo con un solo strumento accompagnato dal ritmo del Bolero prodotto dal tamburo e termina fortissimo con tutta l’orchestra. Lo stesso tema ripetuto, un’idea che potrebbe risultare monotona, sembra sempre nuovo ad ogni ricomparsa proprio per il cambiare dei colori orchestrali in un “lungo crescendo progressivo” come scrive Ravel stesso. È interessante leggere ciò che l’autore ha scritto di questo suo brano: “Non ci sono contrasti e praticamente non c’è invenzione ad eccezione del modo di esecuzione”. Quello che lui definisce "modo di esecuzione", ben sapendo di essere uno dei più raffinati “manipolatori" dell’orchestrazione, basti pensare all’efficacissima trascrizione dal pianoforte all’orchestra dei Quadri di un’esposizione di Musorgskij, è l’impasto orchestrale che cambia ad ogni ricomparsa del tema e diviene sempre più denso con colori sempre diversi. Ravel ha scritto la trascrizione per pianoforte a quattro mani del Bolero ma c’è da chiedersi: come può riprodurre il solo pianoforte l’infinita fantasia di colori che si può creare con una grande orchestra sinfonica? Il proposito di questa mia registrazione è di provarci e ricreare, nonostante i limiti strumentali del pianoforte, l’idea del Bolero orchestrale: il crescendo che va dal pianissimo iniziale al fortissimo finale, la fissa monotonia del ritmo del tamburo, sempre uguale ma sempre percepibile, seppure in secondo piano, dall’inizio alla fine, e la fantasia dei colori orchestrali riprodotta nel solo modo possibile al pianoforte e cioè con i diversi volti che la stessa frase assume attraverso raddoppi della linea melodica, accordi e aggregazioni di note sempre più dense fino al fortissimo finale. L’unica licenza, a mio parere necessaria in una versione pianistica che rischia di essere molto più pericolosa a livello di “noia per la ripetizione” rispetto a quella orchestrale, è il tempo d’esecuzione leggermente più rapido che porta ad una riduzione di durata di circa uno/due minuti sui circa 15/16 della media durata orchestrale; anche le molteplici versioni orchestrali infatti sono comunque leggermente più rapide rispetto al “Tempo di Bolero moderato assai, un quarto = 72” previsto da Ravel. Il risultato è una una registrazione pianistica in cui si può sentire ad ogni comparsa del tema un piccolo cambiamento e un gradino diverso dal pianissimo al fortissimo, con colori cangianti e quindi con la sorpresa di qualcosa di nuovo in ognuna delle 18 apparizioni della frase; la tensione resta così alta dall’inizio alla fine come nella versione orchestrale. Per l’esecuzione a quattro mani in Duo c’è Silvia, mia figlia. (Giovanni Umberto Battel)