Per evoluzione umana, antropogenesi o ominazione, si intende l'origine e l'evoluzione dell'Homo sapiens come specie distinta e la sua diffusione sulla terra. In senso tassonomico, riguarda, oltre al genere Homo, tutte le specie dei sette generi della sottotribù degli Hominina, di cui siamo gli unici rappresentanti viventi. Tale studio è interdisciplinare, includendo la fisiologia, la primatologia, l'archeologia e la geologia, la linguistica e la genetica. Il processo evolutivo, riconosciuto e attestato, ha evidenziato che la famiglia Hominidae si è evoluta da una popolazione di primati stanziatisi nel Rift africano, progenitori comuni agli scimpanzé circa 5-6 milioni di anni fa e che 2,3-2,4 milioni di anni fa il genere Homo si sia differenziato da Australopithecus. Homo erectus si è poi diffuso in tutto il mondo (fenomeno chiamato Out of Africa I[1]) circa due milioni di anni fa, creando anche delle specie locali, come l'Uomo di Neandertal in Europa. L'uomo anatomicamente moderno ricalca queste orme, avendo avuto sviluppo anch'egli in Africa, circa 200.000 anni fa, e successivamente (50.000 anni fa) anch'esso ugualmente migrato nei vari continenti (Out-of-Africa 2). Due sono le ipotesi riguardanti questo periodo: o l'uomo moderno ha progressivamente sostituito Homo erectus in Asia e H. neanderthalensis in Europa (vedi la teoria dell'Ipotesi africana); oppure che Homo erectus, lasciata l'Africa 2.000.000 di anni fa, diventò Homo sapiens in diverse parti del mondo[2] (teoria detta "alternativa multiregionale"). L'evoluzione della vita sulla Terra, a quanto noto, parte circa 4,5 miliardi di anni fa. Circa 85 - 95 milioni di anni fa, durante il Cretaceo, proseguendo per un albero filogenetico che affonda le radici alle origini della vita, alcuni appartenenti alla classe dei mammiferi, nel superordine degli Euarchontoglires, si divisero dal gruppo dei Laurasiatheria (la precedente teoria che postulava l'ordine degli insettivori come nostri progenitori è stata aggiornata sulla base di dati biomolecolari riducendone il grado di parentela evolutiva e ponendoli su un ramo collaterale); da esso ebbe origine il ramo dei primati, ordine di cui fanno parte con l'uomo tutte le scimmie. Nel Miocene, da appartenenti a questa classe, 18 ma, (con Proconsul, un arboricolo e frugivoro candidato ad entrare nella biforcazione evolutiva) si diramarono le scimmie antropomorfe, (gibbone 18 ma, Kenyapithecus 12-14 ma, orango 14 ma, gorilla 7 ma, scimpanzé e bonobo 3-5 ma), riunite con l'uomo in un'unica famiglia. Ardipithecus ramidus e Ardipithecus kadabba paiono essere anelli importanti nella transizione ad australopiteco, mentre Kenyanthropus platyops sembra fondamentale per spiegare la successiva transizione ad Homo. Secondo un recente studio[3] l’andatura bipede è molto più antica di quanto si pensasse. Alcuni fossili di Morotopithecus bishopi, un primate arboricolo vissuto circa 21 milioni di anni fa in Uganda, presentano nella struttura dello scheletro e delle vertebre forti analogie con le caratteristiche che nell’essere umano consentono di assumere la posizione eretta. Queste analogie potrebbero essere dovute a convergenza evolutiva, giacché lo stato attuale delle conoscenze (anche a causa della frammentarietà dei resti fossili) non permette di chiarire questo dubbio.