La città metropolitana per noi è un’idea come un’altra, avrebbe cantato Paolo Conte. Già, perché il territorio del nuovo ente, che oggi la legge ha deciso di far coincidere con quello della vecchia Provincia, in passate elaborazioni teoriche e politiche è stato di volta in volta più ampio o più ristretto. Molto in auge era stata ad esempio l’ipotesi di un’area centrale ligure comprendente le vicinissime città industriali e portuali di Genova e Savona, e, ancora, si era ragionato su un territorio strettamente connesso al capoluogo regionale, quindi più piccolo della vecchia provincia di Genova. L’elaborazione dell’idea di città metropolitana, ovvero di area vasta gravitante in modo organico e interconnesso su un capoluogo, è un tema su cui ha dato un contribuito accademico , negli anni scorsi, anche la Fondazione Labò, istituzione pubblica genovese che si occupa di urbanistica. Un pannello dedicato a questo tema è posto al centro della mostra sulla città pubblica in corso fino al 21 febbraio alla Loggia della mercanzia di piazza Banchi. LUIGI LAGOMARSINO, PRES. FONDAZIONE LABO’ Nel loro studio, gli urbanisti della Fondazione Labò hanno evidenziato che Genova ha una struttura diversa dalle altre aree urbane italiane. LUIGI LAGOMARSINO, PRES. FONDAZIONE LABO’ Un confronto fra l’area urbana genovese e quella di Torino è stato oggetto di una tesi di laurea di un urbanista che collabora con la Fondazione Labò attraverso l’associazione dei Giovani urbanisti. ROBERTO FERRARA, ASS. GIOVANI URBANISTI Nel momento in cui la Città metropolitana nasce veramente, gli studi urbanistici sull’area vasta possono contribuire al lavoro di chi deve programmare lo sviluppo del territorio. ANDREA PASETTI, DIR. PIANIF. GEN. CITTA’ METROPOLITANA DI GENOVA La mostra sulla città pubblica alla loggia della Mercanzia espone foto, planimetrie e dati relativi alle nove zone di edilizia residenziale pubblica realizzate a Genova a partire dai primi anni ’70, da Pra-Voltri alle Lavatrici, da Sestri San Giovanni a Begato, da Granarolo a Quarto Alto. Progettate per ospitare complessivamente 65.000 persone, furono deliberate dal Comune grazie a una legge nazionale del 1965, la celebre 167, che dava un formidabile impulso all’edilizia residenziale pubblica. LUIGI LAGOMARSINO, PRES. FONDAZIONE LABO’ Le giunte di sinistra dominanti a Genova in quegli anni favorirono questi imponenti interventi di edilizia popolare a basso prezzo per dare una casa a tutti, oggi la nuova sensibilità ambientale e paesaggistica vede quei brani urbanistici così ingombranti con un occhio critico, ma certamente restano la traccia visibile della storia urbana, sociale culturale della città. servizio di: Filippo Cartosio riprese e montaggio: Massimo Ferrari 2015©Produzione Ufficio Comunicazione della Città Metropolitana di Genova www.cittametropolitana.genova.it Rimanete in contatto con noi iscrivendovi al canale: bit.ly/1aJFAFl