Città metropolitane, sfida globale

submitted by antanitzu on 05/07/15 1

Che cosa è una metropoli? Sede delle funzioni direttive di un Paese, centro finanziario, produttivo, di studi e di ricerca, sistema urbano di trasporti di uomini e merci, hub di servizi, media, cultura e intrattenimento, generatore di mode e tendenze, ma anche sistema di interrelazioni sociali dove si sperimentano modelli avanzati ed eco-sostenibili di convivenza basati sulla qualità del vivere, del produrre, dell’abitare, del muoversi e del trascorrere il tempo libero. Nei modelli metropolitani evoluti, queste funzioni vengono svolte in modo specializzato dai diversi poli urbani coesistenti e interconnessi all’interno di un’area metropolitana più o meno estesa: per esempio una città votata alla produzione e ai servizi finanziari, collegata a una città universitaria e a una terza città a vocazione residenziale e di consumi. Le aree metropolitane esistono da decenni in Europa, e il loro sviluppo è indispensabile per competere nello scenario economico globale a forte accelerazione competitiva. L’Italia è in forte ritardo, l’impulso alle Città metropolitane, che dovrebbero garantire la governance amministrativa di questi sistemi complessi, è partita solo nel 2014, con la legge Del Rio, che peraltro istituisce i nuovi enti, 10 nelle regioni ordinarie, fra cui Genova, lasciando inalterate le prerogative dei Comuni, con il rischio di dualismi e sovrapposizioni. Non così è avvenuto in Francia, dove le Aree metropolitane sono nate anch’esse nel 2014. ROBERTO CAMAGNI, PROF. ECONOMIA URBANA POLITECNICO DI MILANO Il prof. Camagni ha comparato il modello francese con quello italiano nel corso di un meeting organizzato a Genova dal Forum sviluppo economico di Eurocities, associazione di 130 metropoli e medie città europee. Altro punto debole del modello italiano è la scelta dello Stato e degli enti locali di ottenere i tagli di spesa richiesti dalla Ue mantenendo intatta la spesa corrente e bloccando completamente gli investimenti. Questo anche nelle Città metropolitane, che dovrebbero essere motori di sviluppo economico. La Francia ha fatto il contrario. ROBERTO CAMAGNI, PROF. ECONOMIA URBANA POLITECNICO DI MILANO Infine, finora l’Italia non ha dato la possibilità alle Città metropolitane di avere autonomia fiscale. ROBERTO CAMAGNI, PROF. ECONOMIA URBANA POLITECNICO DI MILANO Ma le città metropolitane devono partire anche in Italia. E saranno qualcosa di completamente diverso dalle vecchie Province da cui nascono: la manutenzione delle strade e delle scuole non sarà più l’attività core, svolgeranno infatti nuove funzioni elevate: pianificazione generale del territorio, reti intergrate di servizi, sviluppo economico di area vasta, il tutto in continuo contatto con l’Ue per partecipare a bandi europei per ottenere fondi. GIAMPIERO GALLO, CONS. ECONOMICO PRESIDENZA CONSIGLIO Nel meeting di Eurocities sono stati presentati modelli di sviluppo economico di grande efficacia realizzati in diverse aree metropolitane europee. Nei Paesi Bassi è stata creata BrabantStadt, un’interconnessione fra cinque città della regione Brabante, collocata strategicamente a un’ora di volo da Parigi, Londra e Berlino e snodo intermodale fra alcune delle aree più produttive dell’Ue, oltre che sede di corporation globali come Philips: Brabantstadt vuole essere uno strumento di marketing verso il resto del mondo, anche per valorizzare la vocazione di eccellenza nel settore dell’Ict. A Barcellona, invece, esiste da qualche anno 22@, un distretto ad alto tasso di innovazione con vocazione globale, nato nel vecchio quartiere industriale di Poblenou che integra residenze e 7.000 aziende: ha creato 85.000 posti di lavoro in cinque settori ad alto capitale umano, information technology, media e comunicazione, medicale e biotecnologico, tecnologie verdi, moda e design. Esistono case history paragonabili in Italia? Ci si prova. Torino sta lavorando verso lo sviluppo di una specifica vocazione produttiva. ANNA PRAT, COMUNE DI TORINO, GRANDI PROGETTI URBANI Venezia invece è alle prese con la riqualificazione dell’area del petrolchimico di Marghera. PAOLA RAVENNA, COMUNE DI VENEZIA, DIR. SVILUPPO ECONOMICO Ma quale potrebbe essere il modello di struttura e di vocazione della Città metropolitana di Genova? ROBERTO CAMAGNI, PROF. ECONOMIA URBANA POLITECNICO DI MILANO Ma da quali assi di sviluppo si può iniziare a intervenire? VALENTINA GHIO, VICESINDACO METROPOLITANO GENOVA servizio di: Filippo Cartosio riprese e montaggio: Massimo Ferrari 2015©Produzione Ufficio Comunicazione della Città Metropolitana di Genova www.notizie.cittametropolitana.genova.it

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