www.festivalfilosofia.it/2012/ Filosofo greco (Elea, Magna Grecia, fine VI sec. a.C. - prima metà V sec. a.C.). Parmenide di Elea è uno tra i principali filosofi presocratici, fondatore della scuola eleatica; scarse e difficilmente attendibili sono le notizie biografiche che lo riguardano; certamente conobbe il pensiero degli ionici, dei pitagorici e di Eraclito e compose un poema filosofico Sulla natura del quale ci è pervenuto un certo numero di frammenti. Il pensiero di Parmenide è guidato da un intento metodologico di fondo, che consiste nella rigorosa determinazione della ''verità'', ossia del discorso filosofico e dei suoi contenuti, in contrasto con l'''opinione'', con il pensiero comune. Lo strumento conoscitivo che consente di attingere e definire la verità è il ragionamento, il puro procedimento logico che si esprime in un linguaggio esatto, mentre l'opinione si costruisce, secondo Parmenide, sul riferimento immediato ai dati della sensibilità, dal quale scaturiscono una conoscenza e una relativa espressione linguistica contraddittorie e insignificanti. Privilegiare in tal modo il ''ragionamento'' non significa, d'altra parte, proporre il modello di una conoscenza meramente formale, perché, a giudizio di Parmenide il pensiero logico coglie, e anzi implica, la realtà del proprio contenuto: ''la stessa cosa infatti sono il pensare e l'essere''. Il pensiero, argomenta Parmenide, è necessariamente pensiero dell'essere, di ciò che è: pensare il nulla, il non-essere, è impossibile. Questo ha delle implicazioni evidenti in ordine alla concezione della realtà stessa, che deve necessariamente venire intesa come pienezza ed esclusività dell'essere: l'''opinione'', che identifica la realtà con la molteplicità degli enti sensibili e con il loro divenire, è illogica in quanto presuppone la pensabilità del non-essere. Infatti, tanto la molteplicità (per cui ogni ente non è ciascun altro) quanto il divenire (per cui ciò che è ora non era prima e non sarà dopo) implicano il riferimento al non-essere. Al contrario, secondo Parmenide l'unica realtà pensabile (e quindi l'unica necessariamente esistente) è quella che si identifica totalmente con l'essere e che, per conseguenza si deve concepire come unica ingenerata e incorruttibile, indivisibile e immobile, omogenea e compiuta ''come la massa di una sfera''. La rigorosa struttura logica del procedimento filosofico di Parmenide (che ha evidenziato nei principi di identità e di non contraddizione le condizioni di possibilità di un discorso ''vero'') e la profonda complessità della sua problematica gnoseologica e ontologica ne hanno fatto un punto di riferimento spesso ricorrente nella storia della filosofia: a cominciare da Platone, che da Parmenide riprendeva la tematica dell'essere e che intitolava a lui uno dei suoi dialoghi critici maggiori.