L’organizzazione sociale del Neolitico era centrata intorno al clan, cioè il gruppo familiare. Con il tempo, ogni membro si specializzò in un compito preciso. L’importanza sociale derivava dalle doti personali, dall’esperienza e dall’età: il compito di prendere le decisioni più importanti spettava a un consiglio di saggi e anziani. In ogni villaggio, con il trascorrere del tempo, la pratica dell’agricoltura e l’allevamento crearono nuove esigenze. Così, mentre la maggior parte delle persone lavorava nei campi o con gli animali, ad altre venne dato il compito di produrre oggetti e utensili utili per tutti: nacque l’artigianato. L’uomo del Neolitico vestiva con le pelli degli animali uccisi per dimostrare il suo valore, ma soprattutto per ripararsi dal freddo e dalle intemperie. Iniziando ad addomesticare capre e pecore, però, l’uomo si accorse che questi animali mansueti, oltre a fornire carne e latte, gli offrivano la lana di cui erano coperti. Probabilmente furono le donne a imparare che i fiocchi di lana, arrotolati e tirati delicatamente con le dita, potevano diventare dei lunghi fili che, intrecciati tra loro, potevano formare una calda pezza di stoffa. Nacque così la tecnica della tessitura.