Mattoncini in ottone posizionati di fronte all’ultima abitazone di persone libere, vittime dei nazisti e degli alleati fascisti. Ognuna di quelle pietre riporta il nome e cognome, la data di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte. Grazie alle pietre d’inciampo, come vengono chiamate, il ricordo dei caduti della Shoah si fa più diffuso. Il pensiero ai deportati parte dalle strade, dalle piazze che calpestiamo ogni giorno, andando a comporre una mappa della memoria non relegata a un singolo monumento o a un singolo giorno. E’ il modo in cui quelle pietre, con discrezione, partendo dal basso, ‘inciampandovi’ quasi per caso, riescono a metterci in relazione col passato. “La particolarità delle pietre d’inciampo, è che non devi recarti lì apposta per vederle, la memoria è ovunque e diventa parte integrante della vita quotidiana”, spiega Aldo Luperini dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibba) di Milano. Sono, infatti, oltre 70 mila, in tutta Europa. Un monumento “piccolo ma discreto”, sottolinea il ricercatore. Il video è pubblicato in occasione del Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale che ogni 27 gennaio commemora le vittime dell’Olocausto.